Vaso di pandora…

“A cosa stai pensando?” Mi chiede facebook.. guardo spesso questa scritta che campeggia e se ne sta li con gran pazienza ad aspettare una risposta. Mi scappa un sorriso, perchè a volte davvero non saprei da dove partire. Le emozioni, le riflessioni sono a volte fugaci, un fulmine che collega e illumina mondi interiori lontani e apparentemente scollegati. In un istante passato presente e futuro si mescolano e il tempo si rivela per quello che è..un illusione. La membrana che separa questi mondi si rompe e ora mi sento un rebus cronologico che cammina. In questo periodo mi pare di essere un funambolo, che cammina sul filo di un rasoio..non tagliarsi, non cadere e godersi intanto il panorama stupendo tutto attorno…riuscirci è arte. La vita a volte ti mette la testa dentro un acceleratore di particelle, e tutto diventa così intenso, così profondo e veloce che fa male, ma fa anche sentire estremamente vivi. Una regola fondamentale per non rompersi sotto la forza del vento è oscillare con esso. Seguirne il flusso e lasciarsi portare senza ridigità. Facile eh? Proprio per niente!! Perchè in tutto questo c’è anche la mente che fa brutti scherzi, e poi cose che davvero, son dure da mandar giù. Ferite nuove e vecchie; riflessi di forza e vitalità in un anima che a volte scorda di saper volare.

Tuttavia seguo quel flusso, oscillo col vento. Il mio essere qua è già storia, è già un capitolo scritto, che come Bastian sto leggendo e scrivendo allo stesso tempo. A volte sono Atreiu, altre mi pare di essere Bastian nella sua soffitta al calduccio della copertina che si gode la storia. Ma il confine è labile, chi scrive e chi legge? La magia del Viaggio è questa..è come andare alla sorgente, sbirciare nella sala macchine della realtà, vedere come si “srotola” la coscienza e come crea e metabolizza. La routine della vita quotidiana ci da l’impressione di staticità, una parola che nel vocabolario della natura, di Dio non esiste. Esiste però la capacità di adattamento, nel quale l’essere umano eccelle e della quale ci si scorda troppo spesso. Sbirciare in quella sala macchine, scrivere il copione che stiamo leggendo e tuffarsi nella parte. Sono qui da tre settimane, e mi sento a casa. E’ sempre una grande emozione poterlo dire. E non è per nulla banale, poter dire di essere a casa in un posto così diverso e lontano, che solo fino ad un mese fa era per me solo un nome e un punto nella mappa. Sono in Africa, e mi sento a casa, a mio agio e, nel mio piccolo, parte di questo mondo. Di certo il segreto sta nell’allenare l’occhio, a vedere non tanto le differenze, ma le uguaglianze, e ce ne sono davvero tante. Le differenze sono dettagli, certo importanti e degni di rispetto, ma non sono il punto focale. Il baricentro di tutto alla fine non è tanto il “come”, ma il “perchè”. Il perchè è il motore, la spinta di vita che non ha odore e sapore all’origine, ma si manifesta nei mille colori, profumi, riflessi della razze e dei popoli, seguendo come un fiume percorsi segnati da storia, eventi, dolore, istinto e intuito. E’ senza questo filtro che si può avere per pochi istanti la fortuna di vedere il “codice”, vedere le cose per quelle che sono..cioè che siamo tutti uguali, solo riflessi unici e diversi della stessa luce all’origine. Certo abbiamo a che fare di continuo con quelle differenze, quelle peculiarità, e in realtà è anche ciò che cerchiamo.. la diversità può far paura, ma genera energia, mette in discussione e fa entrare in quell’ignoto che è così gravido di possibilità. Come un potenziale quantico pronto a reagire e manifestare. Da sempre la natura usa l’incrocio per rafforzare la specie, perchè così crea nuove variabili, nuove possibilità e anche regole. Esporsi a diverse culture, colori, odori e situazioni rafforza perchè aggiungiamo ingredienti nuovi alla nostra formula personale, nuovi colori alla tavolozza.

Giro per la città, per il mercato. Incrocio sguardi e sorrisi. Saluto con un cenno gli svariati “muzzungu” che mi urlano i bambini e loro esplodono in enormi sorrisi e frenesia che mi riempiono l’anima. Connettersi con questo popolo è meraviglioso. Al mercato rido e scherzo con una signora che mi vende pomodori e carote. Si aggiunge una seconda e poi una terza e pare di conoscerle da sempre. Sento che tra noi, perfetti sconosciuti, c’è un filo che lega nonostante le enormi differenze..quel filo che porta alla fonte neutra, forza motrice di tutto. Faccio un sospiro, mi guardo attorno ascoltando una canzone evocativa. In questa emozione, ritorno al presente e tutti gli Ale passati e presenti si rifondono nel qui ed ora a ridare forma a questo bipede bianco frammentato che cerca di capire chi è e dove sta andando.

Progetto Sam

Giovedì 24 Settembre

Eccomi qui.. si lo so sono sparito..dopo un primo rush iniziale non ho più scritto e giustamente uno si chiede cosa diavolo sia successo. Beh innanzitutto sto imparando a vivere il blog in maniera molto più rilassata di una volta. Con rigida regolarità e appuntamento fiso a volte almeno a me mette una certa ansia. A volte infatti capita che non ci sia molto aggiungere ad un post che già da una perfetta immagine per eventi o emozioni. Mi piace quando scrivo sospinto da un emozione o un forte bisogno di condividere qualcosa di unico che ho vissuto e non riesco a scrivere solo per mera descrizione. Tuttavia ad essere sinceri una gran parte del perchè non ho scritto in questi giorni, pur essendo ancora quelli inizali e pieni di novità, era perchè mi ero come bloccato. Dopo lo slancio iniziale che serve per tuffarsi in una realtà così nuova e forte, mi ero trovato dentro la solita e ben conosciuta palude delle malinconie dove, sabbie mobili di ricordi, riflessi interiori, tanti dubbi e una punta di pensiero ossessivo tirano il freno a mano e avanzare diventa impossibile. Ammettiamolo, è normale, sarebbe inumano essere sempre al massimo e non avere dubbi, soprattutto se in ballo nel pentolone ci sono umori ancora troppo freschi e attivi. Poi su questo mi conosco bene, e so già che ad ogni partenza da casa lo strappo è sempre doloroso e ci vuole un pò di tempo per riassorbirlo. Poi di solito accade tutto da solo, ti svegli una mattina e ti sorprendi a chiamare casa il luogo che ti era sconosciuto solo fino a qualche giorno fa. La mente inizia ad abituartsi ai posti, la gente, e tesse una cartina interiore, legata a piccole routine quotidiane. E’ fatta, questo è l’inizio della vera avventura e lo sfumarsi di quella malinconia. E qui, quella roccia che eravamo inizia a farsi porosa e lasciar filtrare il mondo che abbiamo attorno fino a impregnarsi e acquisire quella nuova realtà. Certo però è importante anche la compagnia, e nel mio caso devo ammettere che sono fortunato. I volontari con cui condivido la casa sono tutti bravi ragazzi e li considero già amici, visto gli scambi umani e profondi che già in breve tempo sono nati. Siamo molto coesi e sintonizzati, e questo da tanto il sapore di famiglia, di comunità e aiuta davvero tanto. Prima di continuare però dovrei forse spiegare meglio il progetto che stiamo aiutando. Tutto parte da helpx.net e workaway.info, i siti che già conosco bene da anni di viaggi e che permettono di trovare lavoro volontario, diciamo alla pari, in tutto il mondo. Qui c’è Freddie, un ragazzo Ugandese, che tramite quei siti accetta volontari da tutto il monodo, e che poi ospita a casa sua in cambio di un piccolo contributo spese. Freddie lavora nella tv e radio locali ed è conosciuto dappertutto in paese. Conosce varie reltà della zona ed è per questo la persona ideale per organizzare questo tipo di volontariato. Ogni volontario può scegliere il progetto che fa più per lui. Dall’insegnare inglese e altre materie ai bambini nelle scuole locali, a lavorare nelle fattorie biologiche in zone rurali, fino ad altri progetti che per ora non ho visitato. Per il momento ho lavorato solo nella fattoria di Sam che usa tutte tecniche dell’agricoltura biologica e questo lasciatemelo dire è pazzesco. Cioè dico, sono in Africa da un piccolo agricoltore locale e scopro che usa tecniche della permacultura e agricoltura biologica, è come una boccata d’aria fresca!! Quando si va da Sam si usa come mezzo di trasporto i boda boda, cioè le moto taxi. Si esce dalla città e si entra nella campagna Africana con i suoi ritmi, la sua gente e si apre un mondo nuovo. La vita è semplicissima e tutto è a misura d’uomo, lento e umano. Passando a bordo del moto taxi si incontrano per la strada di terra battuta molti abitanti, spesso bambini che vivono in case lungo la strada. Appena vedono arrivare le moto si appostano armati dei loro migliori sorrisi, e con la mano che fa “ciao” gridano “muzzungu!!” che vuol dire “uomo bianco”. Lungo la strada sterrata ci sono continui gruppetti di bimbi che ci accolgono in questo modo, a volte pare di essere una qualche celbrità. Adulti e ragazzi più grandi invece hanno sempre delle espressioni durissime, ma che si sciolgno in un mega sorriso dai denti super bianchi appena li saluti con la mano. Stessa cosa per ragazze, signore e anziane. Tutti ci fanno le feste e i bambini vogliono toccarci, studiarci forse..ma di certo con un cuore e una spontaneità uniche. Sam ha vari progetti per la sua fattoria e anche per altre parti della comunità. E’ una specie di riferimento per la comunità “Mugiti” e ha progetti di migliorare le sue strutture per beneficio della comunità stessa. In questi giorni lo abbiamo aiutato a portare cariolate di terra fangosa dalla stradina principale fino alla fattoria per costruire una doccia, che servirà per gli abitanti come anche per i volontari che di tanto in tanto si fermerebbero a vivere e lavorare da lui. E’ davvero ispirante scoprirlo seguire molti concetti dell’agricoltura biologica. Parla di compostaggio, di sinergia tra piante e ha progetti come quello di iniziare l’apicoltura. Questo sarebbe grandioso per l’entrata economica che la produzione del miele offrirebbe e ancor più per il valore nutritivo nei confronti dei membri della comunità. Ma non solo, Sam sa bene che le api renderebbero tutta la fattoria più fertile attraverso l’impollinazione e anche questo è fondamentale. Qui stiamo parlando di permacultura, argomenti forse conosciuti da sempre ma che solo in tempi recenti stanno venendo riscoperti dalle nostre parti mettendo da parte le dannose produzioni di massa. Ma Sam ha tanti altri progetti come appunto l’espansione delle sue e altre strutture della comunità. Allora parlando con lui ci è venuto in mente di raccogliere dei soldi per aiutarlo a finanziare questi progetti. Soprattutto dopo la mia esperienza con indiegogo in Centro America ho pensato che la cosa fosse davvero fattibile e che aiutasse a far conoscere questa realtà e questo lavoro anche al di fuori dei volontari che passano di qua. Con entusiasmo abbiamo tutti aderito all’idea e ci siamo messi all’opera. Abbiamo discusso i dettagli del progetto con Sam e ci siamo fatti un idea di quello di cui ci sarebbe bisogno. Nella lista ci sarebbe la doccia, una casetta per il pollame, i materiali necessari per far partire l’apicoltura, cementare varie zone importanti che sono ancora in terra battuta e tanti strumenti tra i quali carriole, taniche per trasportare l’acqua dal pozzo per le famiglie locali e altro. Sam era profondamente grato per l’idea e il gioro dopo ha riunito molte famiglie per spiegare loro il progetto e iniziare a fare dei video e foto da usare come testimonianza della raccolta fondi. Questa infatti avverrà online tramite un sito che ospita questi eventi, e dovrà avere un video come presentazione del progetto. Il giorno dopo siamo tornati da lui ed è il giorno in cui ho vissuto le emozioni più forti dopo quel primo giorno del festival dove ballavano tutti sotto la pioggia. Arriviamo la mattina e Sam ha già riunito molta gente tra cui molti bambini. Ci incamminiamo verso una zona che ci vuole mostrare e mi piace tanto quello che vedo. Mi giro e c’è questo biscione di persone, bambini che ridono e scherzano e ci girano attorno, donne vestite con abiti tipici e gli uomini che sono sempre un pò per conto loro tutti aggregati. E’ una realtà semplicissima, la gente sembra felice e tanto spontanea e i bambini cercano il contatto per pura curiosità non perchè si aspettino qualcosa in cambio. Documentiamo il momento con tanti video e foto, e dopo il discorso di Sam alla comunità un gruppo di 5 ragazzine ci offre uno spettacolino in cui cantano e ballano. Sono meravigliose e si sente un vero entusiasmo in tutto quello che fanno. Mi guardo attorno e mi ripeto “Sono in Africa”, mi emoziono e commuovo ascoltando le bimbe che cantano e ballano, qui è davvero Africa e scopro della gente semplice e bella della quale solo fino a solo una settimana fa ignoravo completamente l’esistenza. Torniamo da Sam e passiamo la mattina a discutere dei dettagli e fare i conti dei fondi necessari. Un gruppo di bambini del luogo è sotto l’albero del Jack Fruit che ne mangia i frutti e in una pausa andiamo da loro per conoscerli. Partono balli, giochi improvvisati, foto e video di gruppo e ci troviamo avvolti da queste forze della natura. Più tardi alcuni di questi bimbi verranno dopo pranzo a fare un ballo e un canto per noi. Un momento per me commovente, con il testo della canzone che fa tipo “siamo onorati di ricevervi e così contenti che siate qui con noi”. Un ragazzino, forse il leader del gruppetto si lancia in un solo di ballo e ancora una volta resto a bocca aperta per il talento che hanno questi esseri umani per il ballo, la musica e l’entusiasmo. C’è da tanto da imparare e sono io ad essere onorato, più di loro, di essere qua e fare da testimone a questa realtà. Prima di andare via facciamo un ulteriore giro e passando vicino una casa sento il suono come di uno xilofono. Mi avvicino e sono dei bambini che con dei rametti pestano su gli enormi tasti di uno xilofono artigianale fatto in legno. Suonano da dio, tutti a tempo, con ritmi non proprio basici.. ulteriore stoccata al presuntuoso uomo bianco e ammirazione per loro. Questo popolo, con le risorse che ha, con la forza e vitalità che ha potrebbe “farci tutti neri” e  forse sarebbe proprio un bell’augurio.

Cambio di paradigma e buchi neri..

Mercoledi 16 Settembre 2015

Sono qui nella mia cameretta a casa di un couchsurfer di Roma che mi ospita questa notte. Abbia appena finito una chiacchierata stupenda, uno dei piccoli miracoli che avvengono nella spontaneità di queste esperienze. Una connessione profonda e un intesa immediata, che da calore e fa trovare un amico in colui che fino a poco fa era uno sconosciuto.
E’ tardi e dovrei andare a letto, domani devo svegliarmi presto per il volo per Abu Dhabi ma ho anche tanto da scrivere e risistemare dalla giornata.
Ho finalmente aperto questo blog, per ora super spartano e tutto da sistemare, come luogo dove conservare ed esprimere idee, emozioni e riflessioni, esperienze e sperimentazioni.
Oggi è stata una giornata intensa e vorrei riportare qualcosa che ho scritto sul vivo dell’emozione mentre ero il volo per Roma..

“Sono qui seduto, e siamo appena arrivati in quota nel volo Venezia – Roma. E’ dallinizio della fase di decollo che non vedo lora di tirar fuori i miei nuovi compagni di viaggio. Un piccolo tablet e una tastierina bluetooth per poter scrivere facilmente ovunque. In questo momento ne ho davvero bisogno, nelle ultime ore il tempo ha iniziato ad accelerare come come all’ingresso di una strettoia. E ho raggiunto l’acme di quel cambio di paradigma che ha iniziato con il salutare gli amici e inizare i veri preparativi. E’ stato come passare attraverso un imbuto, e se prima tutto era vago, lento, solo immaginato, ora si sta materializzando una realta, ma che per il momento è ancora terra neutra. Non sono quello di poche ore fa, e non sono neppure qualcosa di nuovo. Sono una barca che ha tolto gli ormeggi e inizia a navigare sola. Sto uscendo dalla zona di comfort, dal conosciuto che seppur pesante di tante emozioni e di un periodo tosto è pur sempre terra ferma. Ma la terra, anche se “ferma” non è mai davvero tale. E allora a volte, quando la vita ti scuote e ti ricorda che tutto e in continuo divenire, la cura piu giusta è fare uno sforzo e andare in contro con coraggio a questo divenire, diventandone protagonisti e non solo inermi spettatori. Prendere il controllo con un colpo di coda e fare un cambio che la vita, forse anche per un solo istante, non si aspettava da noi. La soddisfazione e il potere di determinare il nostro destino e creare mondi. Uscire quindi dalla zona di comfort è la chiave per materializzare la magia, e poi stare a vedere cosa accade. E di cose infatti ne accadono eccome. Se ne vedono delle belle ogni qualvolta si ha il coraggio e la forza di mettere il naso fuori dalla tana. Sta succedendo davvero, e per quanto fossi tranquillo e preparato, immaginare la partenza non e mai come viverla. Certo dopo 4 anni di viaggi continui ormai so bene che proverò molte emozioni, che sentiro sulla pelle quel brivido, quel sottile dolore dello strappo dal conosciuto, quella piccola morte che è il partire. Questa volta però è diverso. Tutto ciò che è successo negli ultimi due mesi mi ha lasciato un grande vuoto, un buco nell’anima. Ma è un vuoto pieno, gravido di energia, forse un energia un pò malata, disperata.. ma pur sempre una potente spinta propulsiva. La spinta dal basso verso l’alto di quel “mare di guai” che ti ha inghiottito…come dice una canzone degli Africa Unite che pare raccontare la mia storia. Qui ora tutto si mescola e fonde. La malinconia della partenza, quel vuoto dentro che risucchia e risputandoti fuori ti da un impulso, una rotazione come un buco nero che produce movimento. Vivo questi istanti un pò come uno che accetta quello che sta vivendo solo perchè sa che è una specie di sogno e tiene gli occhi aperti in attesa di svegliarsi dall’altra parte, nel suo nuovo paradigma.

Domani volerò ad Abu Dhabi e la notte verrò ospitato da un altro couchsurfing. La mattina dopo il terzo ed ultimo volo mi porterà ad Entebbe in Uganda, e li inizierà la vera avventura. Ma questa è un altra storia e per ora è meglio che vado a dormire.

Raggi tra le nubi, pioggia e anime che danzano

Sabato 19 Settembre,

Mi sveglio col gallo che canta, provo a dormire ma poco dopo si svegliano i miei compagni di stanza e non ci riesco più. Resto comunque a letto rilassato. Dormo un altro pochino e poi mi sveglio e mi presento ai ragazzi visto ieri sera già dormivano quando sono arrivato. David Australiano, Dunkan della Nuova Zelanda, Sean e Danielle di New York e Miguel Colombiano. Io dormo in stanza con David e Dunkan. Con tutti sento fin dal principio una buona vibrazione, sono tutti bravi ragazzi e mi sento già in famiglia. Capisco che come sempre sono fortunato perchè essendo sabato oggi e domani non si lavora e avrò quindi il tempo di ambientarmi. Scopro inoltre che a parte Dunkan un pò tutti sono arrivati una o due settimane fa. Dunkan, il più giovane ha 19 anni ma è super maturo e piacevole come persona. Mi racconta di essere qui la Luglio ma di aver fatto tre settimane di viaggio da solo nella zona e che quindi non è poi da molto nel progetto. Dice che la prende più come un viaggio che come lavoro di volontariato, a conferma come avevo sentito che è davvero tutto molto flessibile e ognuno può viverla come meglio si sente. Tutti parlano di un evento in un campo sportivo ma non capisco bene chi va, e a che ora. Ovviamente essendo appena arrivato mi accodo e dopo un certo tempo di svacco ci incamminiano Dunkan ed io. Il posto è molto carino, con vari piccoli alberi sotto cui ripararsi dal sole e con dei gazebo e tettoie. C’è poca gente e non sto capendo cosa deve succedere, sento solo dire che dovrebbe inizare tutto alle 11.30 ma che come al solito sta ritardando. Ricordo a tutti il famoso “Hakuna Matata” soprattutto perchè io frersco di arrivo in questo momento sopporto tutto e non ho nessuna aspettativa. Inizia ad arrivare gente, studenti delle superiori a quanto pare. Ad un certo punto mi si avvicina un bimbo di 6 anni e inizio un pò a giocare con lui. Non l’avessi mai fatto, è finita che per tutta la giornata mi ha adottato ed è stato la mia ombra. Inizia finalmente l’evento, che apprendo essere un concorso chiamato “Miss-teen” cioè MIss adolescente di Mbale, nel quale le ragazze esibiscono le loro doti, di danza, recitazione e personalità e la loro filosofia di vita.
L’evento è carino ma abbastanza noioso. Stiamo seduti sotto un gazebo e continuo a giocare con il bimbo che ormai è come la colla. Anche provando a ignorarlo è ormai fatta, oggi sono suo papà. Passano varie ore così, tra chiacchiere tra di noi, giochi col bimbo e il concorso. E poi succede qualcosa che mi fa capire perchè sono qua e cos’è davvero l’Africa soprattutto in una cittadina piccola come questa. Il concorso finisce, c’è la premiazione e appaiono telecamere della TV locale. Freddie fa il presentatore assieme ad un altro e ormai il pubblico inizia a scaldarsi ad ogni nome di ragazza votata. Finito tutto si lascia posto alla musica e iniziano tutti a scatenarsi. Ecco questo è il punto in cui inizio a rendermi conto del modo in cui sentono la musica questi qua. Ballano tutti, ragazzi e ragazze e si muovono come fossero i loro movimenti del corpo a generare la musica non il contrario. Li guardo e mi trovo a ballicchiare pure io, come pure il mio corpo stesse imparando da loro. Gioco col bimbo ballando e passandolo ad altri volontari. Poi dei nuvoloni già da un pò in agguato si avvicinano e inzia a piovere, dapprima qualche gocca e poi un forte acquazzone. Ci si protegge tutti sotto le tettoie e altri sotto due gazebo. Altro momento magico, forse il più intenso quando con la musica che ancora va nonostante l’acqua, alcune temerarie restano a ballare sotto la pioggia. Le guardo e continua a stupirmi quel modo di muoversi. Anche molti sotto ai gazebo, tutti pigiati, continuano a ballare.. non riescono proprio a fermarsi. Ad un certo punto una ragazza dal sedere importante si appoggia ad un tavolo sul bordo di un gazebo e inizia a fare uno spettacolino ballando e scuotendo il sedere. Una flotta di ragazzi come api sul miele si avvicinano e fanno foto e video mentre lei continua tranquilla. Tutti si divertono, ridono, ballano e nessuno pare offendere o sentirsi offeso, come tra amici. Continua intanto la bufera illuminata da un sole al tramonto che trova spazio tra le nubi per regalare degli stupendi giochi di luce. Mi commuovo, sento quella forza, quell’entusiasmo che ti trascina e capisco perchè l’Africa è la culla della vita, della musica e del ritmo. Mi gusto ogni istante mi e sento fortunato.